"Quindi, potrei solo dirti di vivere più che puoi, di essere curioso, e anche di leggere molto, moltissimo, tutto quello che ti capita: perchè è come il mare: c'è solo da navigare molto con altri per imparare poi a tenere il timone. "

venerdì 13 settembre 2013

provo a copiare J.F.

Ed aspettava ogni venerdì la sera per rivederla, il vecchio Alex, pregando che quell' uomo in tv vestito con la giacca ingessata del cazzo e grigia, chiamasse bel tempo così avrebbe potuto prendere la sua macchina senza tergicristalli ma con sedili tanto comodi, e sfrecciare ai 90 km/h massimi e rimbalzare passando sopra quel dosso sproporzionato che era a soli 50 metri da casa sua, mettendo a dura provo le sospensioni del rottame, e anche, devo ammetterlo, facendo schifosamente sobbalzare il suo giovane cuore.
E poi la aspettava, le solite canzoni sulla radio, Brondi  e i suoi discorsi metafisici sui fori dei piercing, sempre adatte, e tutti i nostri no dove vuoi che ci portino, e tutti i nostri no dove vuoi che ci portino, e dai tuoi occhi partivano dei missili.. e ci pensava a quanto fossero romantiche quelle luci, e la vedeva arrivare e faceva finta di nulla, ma il sorriso c' era, e poi parlavano, parlavano tanto e di nulla. Mai discorsi seri, per quanto ce ne fosse bisogno.
E lei poi raccontava cosa aveva combinato durante il giorno
come aveva passato il tempo
cosa aveva studiato
i sistemi che non si facevano studiare
le litigate con la madre
poi stavano zitti,
tenendosi la mano,
ed era abbastanza.

Si sorridevano, accarezzandosi le mani con le dita
e lui la prendeva in giro, parlava poco,
la ascoltava perchè così gli piaceva,
seduto sul sedile marrone sbagliato
ottenendo qualche bacio, ma mai troppi
per quanto solo uno fosse troppo
troppo poco
forse


Tornava lento in 23 minuti godendosi ancora il profumo dentro la macchina e le parole di quelle canzoni sempre così adatte camminando verso così allegro che ero sorpreso, 
e i messaggi della madre che il giorno dopo ci sarebbe stata scuola torna presto baci mamma
e dopo 5 minuti era già arrivato un suo sms. e nella testa torno indietro mi giro ma cosa vado a fare che non uscirà più ma se ti ha detto di tornare sono le solite cose che si dicono per scherzare ma forse no rallenta ma che cosa cazzo fai non so. sei proprio innamorato vecchio figlio di puttana probabile cazzo si cazzo forse si.
Sabato arrivava troppo in fretta e non passava mai
la mattina due ore da spaccarsiicoglioniamartellate con quel bastardo che scriveva formule che nessuno capiva e che avrebbe dovuto spendere 26euro all' ora per farsele rispiegare e poi riscriverle sul compito del bastardo senza capirci niente per poi vedersi arrivare un misero 6 e 7 quando si copiava e la festa era grande tra i ragazzi e nel bagno partivano urla e cori e abbracci e a lui non fregava un cazzo di un voto e era incazzato di come funzionava quella scuola della merda della media del 100 e di tutte quelle stronzate che in cinque anni non avava imparato nulla se non quanto alta era la cazzo di porta di brandeburgo di quei nazisti figli di puttana.
Il problema principale era che in mezzo ai tutti quei figli di puttana della sua classe c' era pure lei, bella e diversa, e che si guardavano e scoppiavano le bombe ma anche i fuochi d' artificio, dentro loro due.


martedì 11 dicembre 2012

Otto anni dopo

C' era qualcosa che inspiegabilmente gli si accendeva dentro, toccando un misterioso tasto dolente della sua vita.
Un film, solitamente. Una madre, un padre, un litigio, una perdita. La paura di una perdita, ancora.
Le lacrime versate quella notte sul letto dei genitori, tra le braccia della nonna con un fratello troppo piccolo per capire, erano, dopo otto anni, ancora sedimentate sulle sue guance, a solcarle, come fan i fiumi sul terreno troppo debole per resistere.
Quelle in macchina, un bagagliaio, una spiegazione, la realtà nuda e cruda sbattuta in faccia.
Quelle del pomeriggio stesso, quando un tentativo di sfogo calcistico era fallito, lo sguardo fisso tra le nuvole, a cercare dove mai fosse andato nonno.

lunedì 4 giugno 2012

Adulare ortiche di deserta gleba

-Dormito bene, Rod?
Albert dovette aspettare un paio di minuti prima di ottenere una risposta soffocata da uno sbadiglio..
-Si, forse. Ho fatto un bel sogno, un bacio, mi pare, lei, sicuramente. Ma era solo un sogno, un fottutissimo sogno.
-Come era solo un sogno?
  Sono importanti sai, i sogni..
-Ma smettila con le tue fantisticherie. Un sogno è un sogno. La vita è un altra cosa, i sogni non sono la      realtà, Albert.
-Ma che male c'è a pensare che lo siano?
 I sogni, dico. Potrebbero far parte della tua vita anche i sogni. O essere la tua vita.
 E' affascinante no? Irrazionale, ma affascinante.
-Ma ti senti?
-Si
- ...
-Ma è affascinante!
-Anche una bionda è affascinante, Albert, sarebbe ora che iniziassi a pensare alle donne e smetterla con le tue cazzate

Restavano sempre in sospeso le loro discussioni, Albert viaggiava con la mente, Rod affrontava la realtà così com' era. Per quanto dura e monotona fosse non si lasciava illudere dai sogni o dai tentativi di evadere dalla realtà.

-C'è chi ne fa la collezione sai, di sogni.
Rod si era acceso una sigaretta e fumava nervoso. Gli sbuffi di fumo, così chiari e leggeri, andavano a dissolversi in alto, verso l' infinito.
Come fanno i sogni, penso.
Una nuvola, un pensiero gassoso, che ti raggiunge e poi fugge, in cerca di un altro sognatore.
Me li sono sempre immaginati così, i sogni.

domenica 3 giugno 2012

Terremoto

Le fondamenta. Una base solida. 
Un punto di partenza, di riferimento.
Necessario. Solido
E se si indebolisce, crolla.
Un punto d' appoggio, superficie che ci sostiene.
Ribelle. 
E nel momento che si scatena, danza, ondula. Distrugge.
Rimaniamo senza certezze, se non abbiamo un punto d' appoggio.
Vuoti e inutili.
Di troppo, su questa terra.
Un ostacolo per l' immensità. Un ostacolo insignificante.
Una gazzella che domina il leone.
Persi.

Impotenti

Solitudine

Un sottile strato di polvere copriva le poltrone del cinema.
Non c' era nessuno in sala quella sera, tranne me, ovviamente. E i miei pop corn, che comunque mi avrebbero abbandonato nel giro di poco tempo. Nonostante provassi a dosarli, riuscivo puntualmente a finirli prima dell' inizio del film. Sempre.
Non so che film avrebbero proiettato quella sera; sinceramente non so nemmeno se ci sarebbe stato un film, ma io avevo voglia di andare al cinema.
Lo schermo era spento.
La sala, vuota.
I pop corn, finiti.
Il mio cuore, spezzato.
Ero ancora una volta solo, irrimediabilmente solo.
Solo come una bottiglia in mezzo al mare, contenente chissà quale messaggio.
Solo come un paio di scarpe lanciate in un angolo da una ragazza in lacrime, delusa dall' ennesimo appuntamento andato male.
Solo come una vedova scorbutica, che non ha mai voluto chiedere scusa.